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Auguri, Manzini: colonna Laziale e team manager d’Italia
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di Luca Cirimbilla

MANZINI-wDa oltre quarant’anni è un pilastro fondamentale della Lazio; circa milletrecento partite seguite a bordo campo; quindici allenatori affiancati e centinaia di calciatori conosciuti: Maurizio Manzini è entrato di diritto nella storia della Polisportiva. In occasione del suo 74esimo compleanno appare doveroso rendere omaggio all’uomo che in assoluto rappresenta la figura del team manager nel calcio italiano e non solo.

La sua attività nella Lazio comincia come collaborazione gratuita e disinteressata grazie alla sua grande passione verso la società romana.

Eppure questo suo sentimento lo rende unico in una famiglia da sempre romanista. Manzini, infatti, non nasconde come nacque l’amore verso i “celesti”: quando il papà, acceso tifoso giallorosso, lo portò per la prima volta allo stadio, la Roma vinse il derby. Sicuro di avergli trasmesso l’amore verso i cugini, a sorpresa il padre si sentì rispondere che invece a Maurizio Manzini piacevano “quelli con la maglia celeste”. Da tifoso giovanissimo ad acceso sostenitore, Manzini cominciò negli anni a seguire la sua squadra del cuore anche in trasferta. Ma sempre come supporter. Il suo rapporto professionale con la Lazio, invece, venne sancito ufficialmente nel 1988. Eppure Manzini da oltre dieci anni contribuiva ad organizzare le trasferte della squadra allenata da Tommaso Maestrelli. All’epoca era un dipendente dell’Itavia, quando si mise a disposizione la prima volta per la partita contro l’Atalanta: fu “amore a prima pista”, quella dell’aereo con cui la Lazio tornò vittoriosa da Bergamo.

Mentre la sua carriera professionale proseguiva ricca di soddisfazioni (nel 1976 diventò dirigente dell’American Express) parallelamente si intensificava anche il rapporto con la società che all’epoca aveva il suo quartier generale a Tor di Quinto. E così, grazie all’allora presidente Gianmarco Calleri, nel 1986 il suo sogno si materializzò diventando a tutti gli effetti un dipendente della Società Sportiva Lazio. L’amore di Manzini per la sua squadra del cuore è rappresentato proprio da questa scelta: rinunciare a un posto di lavoro sicuro e importante per gettarsi anima e corpo in una vera e propria avventura che come tutte le storie d’amore ha vissuto momenti belli e tempi più cupi.

Attraversando una parte importante della storia, ha allacciato ottimi rapporti con tutti i calciatori che hanno indossato la maglia con l’aquila sul petto, diventando oggetto di scherzi realizzati da alcuni di loro. È il caso di quello ideato da Paul Gascoigne, il talento inglese che della goliardia ha fatto il suo stile di vita. Lo stesso giorno che Manzini acquistò un’importante automobile, Gazza riuscì a “rubarla” nascondendola all’interno della palestra del centro sportivo di Tor di Quinto. Ancora nessuno riesce a spiegare come quella macchina si infilò ed uscì da lì senza riportare ammaccature, vista la strettezza della porta di accesso.

La figura del team manager nella Lazio e nel calcio italiano è incarnata da Manzini e lo possono testimoniare i numerosi allenatori che si sono accomodati sulla panchina laziale: con alcuni, poi, il rapporto professionale esemplare si è trasformato in un’amicizia personale molto profonda come quella stretta con Giuseppe Materazzi.

Da Fascetti a Zoff (con il quale e’ ritratto in panchina, nella foto a corredo), da Zeman a Petkovic, passando per Eriksson e arrivando a Pioli: tanti trofei vinti in Italia e in Europa, altrettanti derby conquistati. Il più simpatico è quello firmato Beppe Signori: durante una delle ultime azioni, l’arbitro fischia una punizione. Manzini crede di aver udito il triplice fischio finale e corre in campo ad abbracciare i giocatori nell’incredulità di laziali, romanisti e terna arbitrale. Dalla panchina avversaria Carlo Mazzone, amareggiato per l’imminente sconfitta, si lasciò andare in un: “A Manzì, ma ‘ndo cavolo vai?!”.

Ancora derby: il più importante, ovviamente, è quello storico del 26 maggio. Ogni tifoso laziale ricorderà per sempre l’immagine di Manzini mentre esce dal campo abbracciato a Cristian Ledesma, entrambi in lacrime. Di una gioia sincera e tutta laziale.

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