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Lunga vita a Superdino
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Dino ZoffDa Lampugnani, Melchiori, Corino e Capocchiano a Gascoigne, Signori, Doll, Riedle, Winter, Fuser e Marchegiani. Dalla parsimonia – piena, peraltro, di lungimiranza – dei fratelli Calleri all’opulenza cragnottiana. In mezzo, spartiacque di due epoche, quella del primo riscatto dopo i terribili anni Ottanta e quella della ricchezza e dei trionfi in serie, la figura di Superdino Zoff, Mito (anche) Laziale.

Prima di abbracciare la Lazio, prima come allenatore e poi come Presidente, la vita gli aveva riservato tre amori: il Napoli, la Juve e la Nazionale, lui col Mundial in mano nell’82, a quarant’anni compiuti, contro tutto e tutti. Dal ’90, anno in cui è sbarcato a Roma, pure la Lazio puo’ essere annoverata una passione di Dino. Che ha mollato l’aristocratica Torino per trasferirsi proprio a Roma, in un appartamento – guarda il destino… – posizionato a pochi metri, in linea d’aria, dal vecchio “Maestrelli”. Da Plovdiv, dove la Lazio di Cragnotti riassaporo’ l’Europa nella Coppa Uefa che non c’è piu’, alla magia del Bernabeu e al motivetto della Champions League. Zoff c’è sempre stato, negli ultimi anni. Facendo crescere la squadra, a livello di mentalità e di stile, quando era in panchina. Incarnando la classe e lo spessore morale quando rappresentava la società, indossando i panni del Presidente. Svestiti nel ’98 quando la Nazionale lo chiamo’ al proprio capezzale, puntualmente re-indossati nel Duemila, dopo una feroce polemica con Berlusconi. Oggi Superdino compie 71 anni, sempre ben portati, un Mito nel taschino: un giorno di festa pure per l’intero popolo laziale che a Zoff e alla sua semplicità da numero uno è sempre rimasto sentimentalmente legato.

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