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Mihajlovic, l’uomo in più
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di Giorgio Bicocchi

Piacenza Mihajlovic batte gol‘Presidente, mi compri Mihaijlovic e Veron e le prometto lo scudetto’. Fu la frase, pronunciata da Sven Goran Eriksson, che incendio’ ancora di più la passione di Sergio Cragnotti. Che, nella primavera del ’98, in corsa su tre fronti (in bacheca venne poi posta la seconda Coppa Italia della storia) contatto’ la famiglia Mantovani per trattare lui, l’uomo di Vukovar.

– sponda croata nella Jugoslavia unita – Sinisa Mihaijlovic, serbo nel cuore, l’assoluto uomo in più di quelle stagioni (fino al 2004) vissute a Formello.
Sinisa arrivo’ dalla Samp per una vagonata di miliardi: allora le trattative che avviava la Lazio cragnottiana duravano al massimo un paio di settimane. Di più non si andava perché il venditore non poteva più accampare pretese, ricoperto d’oro dalla testa ai piedi, se l’ingaggio era buono per aumentare il tasso tecnico della squadra. Sinisa – che oggi compie quarantacinque anni e a cui vanno gli auguri di ogni laziale che si reputi tale – arrivo’ ed incise subito. Porto’ in dote punizioni e calci d’angolo carichi di potenza e di effetto, l’ideale per incrementare la dote di punti direttamente da tiri piazzati, viva l’opulenza. In tandem con Sandro Nesta compose una cerniera impenetrabile. E, quando la Lazio avanzava verso la porta avversaria, era come avere una risorsa in più. Sontuosa la sua intesa col Mancio, i suoi lanci al contagiro per Vieri, Salas, Boksic, Crespo, Lopez, Corradi, gli attaccanti che, nelle sue sei stagioni di Lazio, hanno beneficiato di assist al bacio, continui e decisivi.
Pensi alla sua sagoma di gigante e lo riammiri al Tardini, pronto a battere l’angolo per il gol di tacco di Mancini a Buffon, roba da far concorrenza alle prodezze a mitraglia di Re Piola. O prima di calciare la punizione vincente a Leverkusen, per il primo sigillo ufficiale della Lazio in Champions League. O, ancora, per ribadire la vittoria contro la Fiorentina del Trap, nel gennaio del ’99, subito dopo il gol al fulmicotone di Vieri.
Sinisa, ovvero un Campione. Rimasto romanticamente legato alla Lazio e a Formello: non solo in virtù di una moglie romana e di una casa luminosa ai Parioli. Ci sono stati due momenti in cui, da tecnico, e’ stato vicinissimo a prendersi la panchina della Lazio: nel 2010, prima di approdare poi a Catania. E pochi mesi fa, quando Petkovic era già in trincea e lui non aveva ancora ammiccato alla Samp.
Chissà se il destino, negli anni a venire, non lo riporti, da tecnico, a Formello. Se sarà così il 20 febbraio di ogni stagione la festa per il suo compleanno andrebbe in scena con la tuta Laziale addosso. Riavvolgendo un legame grande, mai inficiato dal corso delle cose.

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