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Un ricordo di Nando Viola
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Beffardo e crudele, talvolta, il destino: quando Nando Viola arrivo’ alla Lazio a molti sembro’ che potesse quantomeno provare a sostituire un fenomeno com’era stato Frustalupi. Mario se ne ando’ in un incidente di macchina, la vigilia di Pasqua. Lui, Nando, in sella ad una moto, un lunedi’ di febbraio, all’ora di pranzo, nel mezzo dei Parioli. Una morte assurda ed ingiusta.

Legittimo oggi, nell’anniversario della scomparsa che avvenne dodici anni fa, fermarsi e ricordarlo, per un attimo. Regista a tutto campo, corsa, lanci illuminanti. E quelle punizioni calciate con precisione nell’anno in cui allenatore era Castagner. Gioco’ e convinse in una Lazio povera ma molto amata. Cinque anni di Lazio, oltre centoventi presenze complessive, una dozzina di reti. Forse fu un carattere non eccessivamente forte a non renderlo calciatore ancora piu’ realizzato. Ma lo stile, l’eleganza c’erano tutte. Una sorta di nobile in pantaloncini corti. E, fuori dal rettangolo di gioco, Nando Viola fu ancora protagonista, laureandosi. Si affeziono’ alla Lazio, amava tantissimo Roma, tanto da aver deciso di viverci con la moglie e i due figli. Mori’ a nemmeno cinquant’anni compiuti. Lasciando in tutti un senso di fragilità. Ciao Nando, campione di semplicità.

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