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22 Aprile ’99: Birmingham, eccoci!
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di Giorgio Bicocchi

lUnità 23 aprile 1999 ritaglioDal fischio d’inizio Marchegiani Negro Nesta Mihajlovic Pancaro Lombardo Couto Stankovic Nedved Mancini Vieri. Poi, nel secondo tempo, Almeyda, De La Pena e Boksic. A referto, accanto ad Eriksson e Spinosi, c’erano pure Ballotta, Favalli, Conceicao e Salas.
Ecco la Lazio che il 22 aprile del 1999, pareggiando zero a zero all’Olimpico contro la Lokomotiv Mosca, guadagno’ la finale di Coppa delle Coppe.

Dall’indomani, nella Roma Laziale, scatto’ la caccia al biglietto per l’ultimo atto della competizione (da allora la Coppa delle Coppe venne mai piu’ giocata), in programma meno di un mese dopo a Birmingham, contro il Maiorca, meritevole solo per il fatto di aver eliminato il Chelsea di Vialli.
Trentaduemila spettatori sugli spalti, gara diretta dallo svedese Frisk, lo stesso arbitro che, qualche anno piu’ tardi, venne colpito in fronte, nel corso di una rissosissima Roma-Galatasaray, da una moneta scagliata dal cuore della Tribuna Monte Mario. La Lazio, in quello scorcio di stagione, aveva il fiato grosso, incalzata dal Milan, in campionato, reduce da due cocenti ko contro Roma e Juventus. Squadra in deficit fisico, oggettivamente zavorrata pure da incredibili topiche arbitrali. Non fu una partita memorabile, con i nostri che, intelligentemente, mai si scoprirono, preferendo agire di rimessa, capitalizzando l’uno a uno di Mosca, conquistato due settimane prima grazie ad un acuto di Alen Boksic. Russi attenti fino al triplice fischio, mai pericolosi, pero’, con Eriksson che, ad inizio ripresa, spedi’ in campo il frangiflutti-Almeyda col chiaro intento di coprirsi oltremodo.
Ricorrenza importante, allora, quella che si compie oggi: quattordici anni da quel passaporto timbrato per la finale di Coppa delle Coppe. Dopo la Coppa Europa del ’37, la Coppa delle Alpi del ’71 (peraltro mai riconosciuta dall’Uefa), la Lazio festeggiava il suo accesso nell’ultimo atto di una finale internazionale, come testimoniato anche dal titolo de “l’Unità” del giorno successivo, a corredo di questa breve rievocazione.
Avrà fortuna – come tutti ricordiamo sempre con piacere– quel viaggio a Birmingham. E, tre mesi dopo quello squillo (il primo, in campo internazionale, dell’era-Cragnotti), la Lazio, a Montecarlo, metterà in riga pure il Manchester, esibendo in bacheca una luccicante Supercoppa Europea. Prologo del secondo, memorabile scudetto.

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