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1° ottobre 1975: lo zar è Long John
1° ottobre 1975: lo zar è Long John

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di Giorgio Bicocchi

1975.10.02 La Stampa Lazio.Chernomorets 3-0Karol Palotai, classe ’35, e’ stato un arbitro internazionale, uno dei vanti sportivi dell’Ungheria. Prima di diventare direttore di gara, infatti, aveva vinto, giocando da centrocampista, guidando la nazionale magiara, la medaglia d’oro nel torneo di calcio ai Giochi Olimpici di Tokyo. Ha legato il suo nome ad una partita della Lazio – disputata in un Olimpico stracolmo – andata in scena esattamente trentotto anni fa.

Avevamo perso di misura la gara di andata del primo turno di Coppa UEFA contro il Chernomorets Odessa ma – nonostante un inizio di stagione complicato (Maestrelli convalescente, Corsini già contestato, Frustalupi e Oddi ceduti e rimpiazzati da giocatori meno virtuosi) – c’erano tutte le premesse per ribaltare il punteggio. In campo c’erano Long John, Cecco, Pulici, Wilson, Martini, Giordano, Badiani. Insomma, contro una squadra organizzata ma non irresistibile, rimontare non pareva certo verbo astruso.
Ci penso’ Chinaglia a prendere di petto la situazione. Come gia’ era accaduto due anni prima, tre gol al Sion, nella prima gara del cammino di Uefa, interrotto poi dall’Ispwich. Bene, Long John trasformo’ un rigore concesso da Palotai proprio ad un minuto dalla fine, quando pure il più coriaceo appassionato Laziale stava lentamente smarrendo le speranze di acciuffare il passaggio del turno. Per un fallo commesso ai danni di Garlaschelli (che, a metà ripresa, aveva rilevato Giancarlo Ferrari) Palotai indico’ il dischetto. Squarciando un silenzio irreale, Long John fu implacabile dal dischetto, spedendo così le squadre ai supplementari.
Allora non si era ancora materializzata la frantumazione dell’impero sovietico e Odessa (oggi porto ucraino) era ancora URSS. Ebbene, Long John (che stava già meditando di lasciare Roma, sbarcando nel New Jersey) diventò quella sera un autentico zar, siglando, nell’arco dei successivi trenta minuti, altri due gol. Fini’ con una meravigliosa fiaccolata, la Lazio qualificata, l’Olimpico in piedi davanti alle prodezze del proprio condottiero prediletto.

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