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In ricordo di Uber Gradella
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di Pasquale Trane

6 gennaio Lovati Gradella e Pulici_evUn anno fa ci lasciava Uber Gradella, grande portiere della Lazio dal 1940 al 1949, distintosi per stile ed eleganza.
Oltre che dal punto di vista sportivo, però, Uber ha rappresentato indiscutibilmente un esempio di rara virtù per le sue qualità umane e per il grande attaccamento dimostrato verso i nostri colori sociali.
Mantovano di nascita, giunge a Roma giovanissimo e si cuce addosso la maglia della Lazio.
Dopo aver superato l’iniziale concorrenza dell’altro portiere della rosa, Corrado Giubilo, Uber conquista saldamente la maglia n. 1 e difende la porta laziale per diversi anni.
Il 13 febbraio 1949, durante la partita Atalanta-Lazio, Uber esce coraggiosamente dai pali, riesce ad afferrare il pallone ma rimane sepolto sotto un groviglio di uomini, compagni di squadra e avversari. Sente che il ginocchio ha ceduto, ma rimane stoicamente in campo sino al termine della gara per difendere il prezioso pareggio (all’epoca non erano previste sostituzioni).
Subisce diverse operazioni ma, con grande fatica e abnegazione, riesce dopo mesi a ristabilirsi dal grave infortunio. Quando è pronto a rientrare, tuttavia, la società ha acquistato un altro portiere e gli concede la lista gratuita.
Uber, ha solo ventotto anni, potrebbe giocare altrove, quantomeno per non vanificare il grande impegno profuso dopo l’incidente. Ma c’è un problema: non riesce ad immaginarsi con una maglia diversa da quella che ama. E allora cosa fa? Prende una decisione drastica. Si ritira.
Questo è Uber Gradella, questa è la sua incredibile storia. La storia di un grande uomo, la storia di un grande Laziale. Questa la Lazio, questa la Sua Storia.

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