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La prima vittoria a Genova? Nel ’34 e ci pensò Sclavi…
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di Giorgio Bicocchi

Sclavi-w

Sei sconfitte di fila, tra Marassi e Olimpico, contro il Genoa: roba da matti, considerando che, per diverse, recenti stagioni, il confronto è stato amico. Serve una inversione di tendenza, ovvio, perché un eventuale (facciamo gli scongiuri…) settimo ko di fila genererebbe una sorta di guinness dei primati. Rigorosamente al contrario.

Chissà se per propiziarsi la sorte, allora, sconfiggendo la jattura, non serva rispolverare il passato. Torniamo indietro di ottant’anni esatti, Genova-Lazio, 4 marzo 1934, figuratevi: dato e riscontro da tenere a mente, visti i tempi. E’ la domenica in cui, al Ferraris, la Lazio sbancò per la prima volta nel corso della sua storia il campo del Genova. Non a caso, nelle prossime ore, si affronteranno due tra le più antiche formazioni italiane. Vanto da dividere in compartecipazione con i sostenitori rossoblù.
Gli undici Laziali che scrissero un pezzo di storia in quella domenica genovese? Eccoli, puntualmente snocciolati: Sclavi, Bertagni, Del Debbio, Montanari, Tonali, Fantoni II, Guarisi, Fantoni I, De Maria, Buscaglia, Remigi. Fu proprio il brasiliano De Maria (eccessivamente alto per i parametri tecnici dell’epoca ma spesso cinico davanti alla porta avversaria) a regalare, con una doppietta scandita nei due tempi di gioco, lo storico blitz alla nostra squadra. Che quello splendido portiere di nome Ezio Sclavi – figura mitologica per i giovani Laziali dell’epoca che si rispecchiavano nelle sue virtu’ di Capitano, uomo carismatico dello spogliatoio e dell’intero sodalizio, qui ritratto in una stupenda foto dell’epoca del Centro Studi – mise in cassaforte, con parate e, soprattutto, uscite, in presa alta e bassa, sicuramente le più infide. Al termine di quel campionato, la Lazio stazionò a metà classifica: di lì a poco, in verità, con l’ingaggio di un Totem come Silvio Piola, la storia sarebbe cambiata.
Resta il valore di quell’istantanea: vittoria in trasferta, la prima della storia, al Ferraris, davanti al carcere di Marassi, a Genova, su uno dei terreni più prestigiosi del calcio italiano, propiziata dall’attaccante De Maria e blindata dalla classe di Sclavi, numero uno inimitabile. Chissà se, per evadere dall’attuale letargo contro i rossoblù, non sia servito scomodare il passato. Che, per la Lazio, virtù per elette, conduce indietro di 114 anni.

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