di Giorgio Bicocchi
Un aggettivo per affrescare i nostri, primi pionieri? Inarrestabili. O, meglio ancora, se volete, instancabili. Prendete il caso di Olindo Bitetti: nato nel 1886, pur non appartenendo ufficialmente alla griglia eletta di coloro che, il 9 gennaio 1900, fondarono la Lazio, era solito frequentare il Ponte Margherita e gli argini del Tevere.
Tanto che, pur essendo minorenne, incise (e parecchio) nella graduale crescita di quell’ideale sportivo, dominato – come sapete – da un appassionato olimpismo. Fu nuotatore, podista, pallanuotista, primo Presidente – negli anni Venti – del Circolo Canottieri Lazio, di cui intuiì, in anticipo, la grande valenza partecipativa. Un amico fedele del sodalizio, insomma.
E il titolo che campeggia a cosa si riferisce, vi chiederete. E’ inerente una foto, una delle centotrentamila ormai presenti nei preziosissimi archivi del Centro Studi: raffigura Gabriele D’Annunzio (il settimo da sinistra, l’uomo calvo con gli occhiali) che festeggia Olindo Bitetti, posizionato accanto a lui, con un sorriso sgargiante. L’occasione? La vittoria colta da Bitetti nella Coppa del Re, una delle competizioni storiche della Roma del Novecento, capace di richiamare sin dalle prime edizioni i più bravi podisti.
E il secondo documento che proponiamo? Testimonia l’amore per lo sport – e la capacità di essere protagonista in svariate discipline – di Bitetti. Il ritaglio del giornale – risalente all’ottobre del 1909 – racconta di una corsa ciclistica, riservata ai giornalisti, svoltasi tra Roma e Fiumicino. Venticinque chilometri complessivi, tra la campagna romana, che Bitetti, divenuto poi giornalista de ‘Il Corriere della Sera’ , copri’, in sella ad una bici, in quarantadue minuti. Un eccellente risultato.
L’ennesima dimostrazione come i pionieri laziali dell’epoca – da Ancherani a Balestrieri, da Bitetti a Torchio – coltivassero il messaggio dello sport in senso lato. Nuotando, segnando in una porta di football, andando in bici, correndo a perdifiato, duettando a pallanuoto nel Tevere, prima, e nella piscina delle Acque Albule di Tivoli. Oggi sarebbero supermen, ieri erano semplicemente eroi.