di Giorgio Bicocchi
Luigi e Giacomo Bigiarelli. E poi Aloisi, Balestrieri, Grifoni, Massa, Mesones, Venier. E, per finire, Giulio Lefevre, il nono fondatore, un altro bersagliere, al pari del primo dei Bigiarelli che scampo’ alla morte nel corso della battaglia di Adua del 1896 per l’abilità di saper correre e di schivare i pericoli.
Oggi il Centro Studi – a beneficio soprattutto dei giovani aquilotti, di coloro, ovvero, che la storia del nostro sodalizio vorrebbero apprendere e/o approfondire – propone due foto. La prima: quella che ritrae Giulio Lefevre in una istantanea che trasuda carattere ed eleganza al tempo stesso. Porta gli stessi baffi e il medesimo taglio della barba di Luigi Bigiarelli. Indossa una giacca, la cravatta. E’ un uomo maturo.
La seconda: quella che lo ritrae con la moglie Giuseppina. Podista, bersagliere, il culto dello sport pulito. Il Tevere, le strade di Roma del primo Novecento. Le carrozze dei cavalli. Nove ragazzi, una panchina di piazza della Libertà. Un sogno che si protrae da 114 anni. Un ideale di sport e di vita che Giulio Lefevre, uno dei nove fondatori della Lazio, contribuì a dilatare.