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Guerrini, il pallanuotista d’oro con la virtù di saper scrivere
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di Giorgio Bicocchi

Giancarlo GuerriniwtmwtmCol suo fisico d’acciaio, allo Stadio dei Marmi, due ore prima dell’inizio dell’evento ‘Di padre in figlio’, Giancarlo Guerrini ingannava l’attesa osservando lo Stadio Olimpico. Rimodernato, dotato di copertura, per carità, ma pur sempre teatro, cinquantaquattro anni fa, dell’ultima edizione a misura d’uomo delle Olimpiadi.

Quella in cui tutti – si, proprio tutti – potevano, da una data ora ora in poi, valicare la soglia del cancello del Villaggio Olimpico, dall’altra parte del Tevere, fraternizzando con gli atleti provenienti da ogni zolla del mondo. In quelle edizione, nel 1960, in una Roma sfavillante anche per via del boom economico, popolata di motorette e delle prime Cinquecento, Guerrini, assieme a Salvatore Gionta – altro laziale a diciotto carati – vinse il torneo di pallanuoto, dando linfa a quella favola che avrebbe arricchito il Settebello.
Con la medaglia d’oro al collo, dallo Stadio dei Marmi, Giancarlo Guerrini ha guidato la sfilata delle cinquantanove sezioni della Polisportiva sul tartan dell’Olimpico poco prima di cedere le attenzioni agli eroi del pallone, quelli del primo, del secondo scudetto e della salvezza del meno nove. Frase di sintesi a beneficio delle giovani aquile, di coloro che vorrebbero apprendere in fretta i successi, gli uomini e le donne vincenti di oltre un secolo di Lazio, in tutte le discipline. Giancarlo Guerrini, nuotatore e pallanuotista, non e’ una figura di complemento del nostro sodalizio. E’ uno che ha inciso – eccome – una delle nove medaglie olimpiche di cui, con baldanza mai venuta meno, ci fregiamo.
Attaccante, fisico portentoso come tutti i compagni di quella squadra, si trasferì nelle stagioni a seguire a Recco, vincendo tre scudetti e la prima Coppa dei Campioni dell’inarrivabile club ligure, una delle eccellenze italiane in campo sportivo. Divenne amico del Caimano, Eraldo Pizzo, mantenendo una passione mai scemata verso i nostri colori sociali, dove le sue virtù, prima in corsia e poi in vasca, iniziarono a manifestarsi.
Una persona gradevole e molto colta, Giancarlo, classe ’39, fenomeno della pallanuoto, autentica bandiera – mai ammainata – della Federazione. Divenuto stimato funzionario del Coni – a carriera ultimata – si mise a scrivere romanzi. Aveva stoffa, il pallanuotista tutto d’oro, costringendo molti colleghi del Palazzo H, al Foro Italico, a lunghe nottate per godersi, nel silenzio della città, le sue fatiche. Soprattutto in un romanzo (‘Pulcinella ti vuole morto’), che prende lo spunto da un carnevale vissuto a Roma nel 1851, Guerrini riavvolge la storia e gli aneddoti del Papa Re, offrendo al pubblico un coinvolgente spaccato, condito da vicende curiose.
Un amico dei nostri colori, Giancarlo, Laziale nell’animo e nel cuore. Uno che quando occorre esibire le virtù uniche della Polisportiva e’ sempre in prima fila, testimone e protagonista. Come nell’emozionante sfilata di poche settimane fa, davanti a sessantamila cuori in subbuglio.

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