di Giorgio Bicocchi
Quattordici squadre al via, rappresentato, praticamente, tutto lo Stivale. Dall’Amatori Catania a Reggio Calabria, da Treviso a Torino. Passando, in mezzo, a L’Aquila e Parma. Transitando tre volte pure per Roma che, in quell’anno, allineò addirittura tre formazioni. Lo stesso accaduto nella stagione rugbystica appena ultimata, peraltro.
Stagione 1977-78, la Lazio Rugby, assieme alle altre “romane” Algida e Fiamme Oro, costituì l’autentica sorpresa del torneo. Ventisei gare disputate, dodici vittorie e un pareggio. Il campo dell’Acquacetosa trasformato in una sorta di fortino inespugnabile. Qui caddero L’Aquila, Casale (sconfitto 30 a 0, pensate un po’), Petrarca Padova, Fiamme Oro, battute di una lunghezza. La Lazio di Rik Greenwood – un amico del rugby italiano nonostante la provenienza dalla terra di Albione – pur arrivando in classifica dietro ai rivali dell’Algida, si tolse la soddisfazione di batterli nei due derbies. Il primo, giocato all’Acquacetosa, il secondo al Flaminio, affollato di migliaia di appassionati della palla ovale. Furono prodezze assolutamente impronosticabili alla vigilia perché la Roma godeva di una mostruosa sponsorizzazione dell’Algida (centosessanta milioni a stagione, soldi veri all’epoca…) per rafforzarsi e sognare. Ciononostante la Lazio fu più forte di tutto, confezionando vittorie da brividi.
Il nostro “quindici”, complice una efficiente organizzazione tattica, godendo delle mirabile del giovane pilone sinistro Alfredo Biagini – poi destinato a reggere, da Presidente, il timone della società – supero’ l’Algida del mitico allenatore Roy Bish in entrambi i combattutissimi match, entrando, se volete, nella storia. Alla fine di quel campionato, nella primavera di trentasei anni fa, la Lazio timbro’ infatti un eccellente sesto posto finale in classifica.
Una delle tante affermazioni del sodalizio che, nel 1927, esportò (per prima, come sbagliarsi…) a Roma il grande ruby. Oggi la Lazio non si gode soltanto un posto in prima fila nel campionato Eccellenza, sempre a contatto con le tradizionali potenze del Nord (Veneto, in particolare) ma beneficia dei risultati costanti delle sue formazioni minori. Una nidiata di giovani promesse, una fucina di potenziali nuovi campioni, sempre contraddistinti da lealtà e coraggio, le stimmate per antonomasia della disciplina.
Romantico, però, oggi aver ricordato una stagione e una serie di gara mozzafiato della Lazio, capace, nel 1977-78, di mettere sovente in riga gli squadroni del campionato.